La sartoria 8 marzo si sposta ad Arezzo

La Sartoria 8 Marzo si sposta nella sede dell’Auser di Arezzo
e punta sul “dono"

di Elena Andreini.

La Sartoria 8 Marzo di Arezzo si è spostata nei locali dell’Auser aretina di piazza Andromeda. La nuova sede diventerà un punto d’incontro tra “chi dona”.

La Sartoria della Solidarietà, così è conosciuta la Sartoria 8 Marzo rinasce dopo la lunga chiusura dovuta alla pandemia. Nuova sede, nuovi progetti, ma stessa solidarietà. Patrizia ha trasferito non solo scaffali per raccogliere stoffe e fili, ma anche le macchine da cucire e il tavolo per tagliare, ma soprattutto la “cassetta degli attrezzi” per le emergenze, per aggiustare qualsiasi cosa.

“Chi ha bisogno può venire qua per un orlo oppure per sistemare una cerniera, attaccare un bottone o appunto rigirare i polsini” spiega Patrizia Scarpetti, 70 anni, sarta ed ex sindacalista. E questo è un servizio “emergenziale” che la sartoria mette a disposizione, proprio fece come all’apertura, oltre quattro anni fa, in via San Lorentino, una zona periferica rispetto a quella attuale.

Allora venne deciso di creare un punto di riferimento per permettere alle donne immigrate spesso fuggite dalle guerre e dalle violenze, di imparare un lavoro. Era successo così per Beauty e per Mariam. Erano arrivate all’Auser attraverso la Ong Oxfam e nel fondo di via San Lorentino tra stoffe e fili avevano scoperto le macchine da cucire.

“Era la prima volta che le due giovani che avevano figli piccoli vedevano questi strani oggetti per cucire - spiega Patrizia - e se ne sono subito innamorate. Al loro paese non usavano strumenti di supporto al lavoro di cucito, tutto veniva fatto a mano e questo aveva dato loro una spinta a imparare”.

I piedi di Beauty e di Mariam hanno “guidato” le due macchine da cucire imparando come i veri driver a conoscono il proprio mezzo a quattro ruote. Erano diventate le Villeneueve delle macchine da cucire. E mentre la sartoria insegnava alle giovani donne straniere a muoversi con delicatezza tra punti e ingranaggi legati con i fili colorati, Patrizia e le altre volontarie Auser avevano avviato un progetto di “babysitteraggio” rivolto alle donne di altri mondi che frequentavano i corsi di lingua italiana.

“Oggi - dice il presidente di Auser Arezzo Franco Mari - dopo la ripresa delle attività abbiamo scelto di spostare la Sartoria in un luogo più idoneo, gradevole e centrale che offre la possibilità a chi verrà a trovarci di parcheggiare con facilità. Con questo trasferimento vogliamo anche dare una spinta innovativa al progetto e rendere la sartoria come un punto di riferimento per chi dona”.

Qui, infatti, si possono portare gli abiti che non si usano più, ma che possono essere utili ad altre persone. “Sono spazi migliori di quelli che avevamo in via San Lorentino - spiega Patrizia - e qui c’è la possibilità di un coinvolgimento maggiore delle persone.Quando ci arrivano i capi di abbigliamento li selezioniamo, li puliamo, controlliamo se non ci sono imperfezioni o piccoli rammendi da fare e poi li mettiamo a disposizione di chi ne ha bisogno.

Nei locali di piazza Andromeda dove ha sede l’Auser territoriale lo spazio è godibile e anche le apertura, grazie alla vicinanza con l’associazione, è più funzionale”.

Il cammino sulla strada della ripresa dell’attività è avviato e Patrizia spera che prima o poi si ricominci anche con i corsi di cucito.

Beauty adesso si occupa di anziani, ma ha imparato a utilizzare la macchina da cucire e questo le ha permesso di realizzare abiti anche per la figlia, così come Mariam che grazie a quanto ha imparato riesce a sistemare o risistemare vecchi e nuovi abiti.

“Il corso che vorrei fare - conclude Patrizia - non è rivolto solo alle donne immigrate, ma anche alle giovani delle nostre parti che, in molti casi, non sanno come attaccare un bottone. Come si dice: impara l’arte e mettila da parte: così ho fatto anch’io che ho lavorato 30 anni alla Cantarelli e oggi quello che ho imparato mi serve anche per gli altri”.